Ricognizione della lingua veneta

di Loris Palmerini - 1999 - diritti risevati

Analisi storico-linguistica della Lingua Veneta

La lingua veneta è classificata fra le lingue viventi nel catalogo “Ethnologue”. Il catalogo “Ethnologue” è l'elenco di circa 6700 lingue parlate in 228 Stati, classificate secondo un sistema di oltre 39000 nomi di lingue, nomi di dialetti e nomi alternativi di essi. L' “Ethnologue” contiene anche un indice delle lingue organizzato secondo le “famiglie di lingue” o ceppi linguistici.


Il Veneto (identificativo VEC) , è stimano essere parlato da circa 3.400.000 persone delle quali:

    2,109,502 in Italia (secondo i dati del 1976),

    100.000 in Croazia e Slovenia (dati 1994 Tapani Salminen);

    1,210,000 in tutte gli altri stati .

    Il veneto, come tutte le lingue, ha alcuni dialetti, che si sono formati per conseguenza di vicende storiche e politiche (ad es. come l'imposizione di una lingua ufficiale da parte della Serenissima Repubblica), vicende umane (emigrazione ed immigrazione) e geografiche (influenze reciproche fra lingue diverse). Per i linguisti non esiste distinzione fra lingua e dialetto, come per i filosofi non esiste differenza fra religione e setta.


Fra i vari dialetti della lingua veneta (i 2 ceppi centrali originari) sono oggi classificati:

    l'Istriano

    il Triestino

    il Veneziano

    Questa classificazione è tratta dalla sezione 1859 del catalogo “Ethnologue” e da quanto affermato da diversi studiosi della materia.

Nel profilo evolutivo, i ceppi di lingua veneta riconosciuti sono quello centrale (Padova, Vicenza) e quello Trevigiano-Bellunese. Essi sono stati sottoposti nei secoli a diverse influenze (tedeschi, francesi ecc), ed omologazioni forzate. Da questo punto di vista, il veneziano è il risultato di una loro fusione imposta dalla repubblica di Venezia, una variante artificiale, mentre innegabile che questi 2 ceppi si siano fra loro avvicinati anche per l'influenza dell'italiano al quale in origine hanno dato molto essendo ad esso precedenti. La lingua veneta, con le sue varianti, permane, innegabilmente esso sussiste.

Secondo gli ultimi dati ufficiali noti, nel 1992 l' ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) riportava che il 52% dei residenti in Veneto continua a parlare la lingua dei propri antenati. Più della metà della popolazione della Regione Veneto quindi, a quella data non si esprimeva normalmente nella lingua ufficiale dello Stato Italiano. Secondo la classificazione nell'“Ethnologue”, l'uso attuale della lingua è “vigoroso” .

I dati confermati dall'Istat a distanza 16 anni da quelli del l'ultimo rilevamento dell'“Ethnologue”, dimostrano che quei 2.109.502 del 1976 sono costanti o addirittura aumentati al 42% dei 4.700.000 abitanti del veneto, ed infatti in certe zone essi sono la totalità dei parlanti, dimostrando che il fenomeno della lingua veneta non è né passeggero né in diminuzione, soprattutto lì dove precise origini e fatti storici ne danno una dimostrazione di persistenza.

Il veneto è una lingua Indo-Europea, Italica, Romanza, occidentale, insomma Italo-Romanza. Differente dall'italiano, ma i veneti parlanti veneto possono essere bilingue con una corretta formazione rispettosa della loro identità, mentre invece, dalla caduta della Repubblica di Venezia, essi sono stati sottoposti a vari tentativi di omologazione.

Stefano Mazzano nel "il dialetto Veneto" in estratto all'indirizzo http://www.mpbnet.it/edu/mogliano/dialet/dialt1_1.htm riporta che (corsivo) “anche l'interlocutore che parla italiano di fronte ad un dialettofono si sente a disagio: da una ricerca effettuata nel 1986, relativa soprattutto alla realta' veneta (G. MARCATO, in AA.VV., Guida ai dialetti veneti, VIII, Padova 1986, p.155-202), risulta che l'italiano crea talvolta sfasature anche pesanti tra gli interlocutore. [..]

Eppure il "dialetto" in Veneto e' una presenza costante, una lingua viva di comunicazione alla quale quasi nessuno e' estraneo; boccheggia ma non affoga, perche' il processo di morte del "dialetto" e' quantomai complicato. [..] Un 'sano' bilinguismo (cioe' un bilinguismo accettato, riconosciuto e voluto), capace di esprimere padronanza del dialetto quando si vuole, e dell'italiano quando si vuole, e' forse la migliore condizione linguistica augurabile[..].

Oltre che nell' uso quotidiano, e nell'arte contemporanea, il veneto è riconosciuto quale lingua da diverse organizzazioni internazionali, ed è esiste in diverse isole linguistiche anche oltre oceano che si sono formate con la enorme emigrazione dei veneti (circa 3.000.000 di Veneti sono emigrati negli ultimi 2 secoli). In questo mare, il veneto è usata anche in diversi siti Internet non a sfondo politico, e data l'età media dei “naviganti internet” (25-35 anni) questo indica la vivacità anche nelle nuove generazioni. Non è difficili imbattersi nelle strade del veneto in punk, grunge, rocker che parlano veneto.

In una ricerca imparziale, si scoprono a volte curiosità sorprendenti, come lo studio di Mackay, C. J. (1992) titolato “Language maintenance in Chipilo: a Veneto dialect in Mexico” (trad “Il mantenimento del linguaggio in Chipilo: un dialetto veneto in Mexico” ) pubblicato nel “International journal of the sociology of language” 96: 129-145.” come accertata è l'esistenza di isole linguistiche della lingua veneta nell'america del sud. Tali isole o influenze della lingua veneta sono ravvisabili anche in zone più vicine come evidenziato in "Di qualche tratto «veneto» nell'italiano regionale bergamasco" scritto da Berruto, Gaetano (1983).

La cosa è nota internazionalmente se si scopre che a Manlio Cortelazzo fu regalato dai colleghi stranieri lo studio “"Linguistica e dialettologia veneta" (Tübingen: Narr 179-186) per stimolarlo sulla questione.

L'esistenza del veneto e la sua permanenza è stato affrontato da Laura Vanelli nel testo "Italiano e veneto nella scuola (e fuori)" in “La lingua italiana oggi: un problema scolastico e sociale”, Bologna, Il Mulino (1977), come il problema di un bilinguismo da affrontare, visto prima della sua protezione giuridica avvenuta con la sottoscrizione dei “Patti” sui diritti civili e politici (L.n.176/'91).

Illuminante sulla storia della lingua veneta è l'intervista fatta da Carlo Pizzati a John Trumper, linguista esperto di veneto di cui si riportano alcuni estratti tradotti.

Il veneto quale lingua è etichettato con “Venet” in inglese, mentre il “Venetian” è il veneziano. Il “venetico”, invece, è una lingua risalente al 2500 A.C. residente anche essa nello stesso territorio, ma essa è reputata estinta da all'incirca quando la Repubblica di Venezia scrisse i propri documenti in veneto.

Il Professor Trumper, è un esperto e rispettato linguista di origine gallese, che insegnava (al momento dell'intervista) alla Università di Cosenza (Italy), ma ha anche insegnato per diversi anni a Padova. Trumper è uno dei più riconosciuti linguisti di Veneto, e ha scritto diversi libri sulla lingua della Repubblica di Venezia. Capace di parlare anche il celtico e per questo in polemica con alcuni politici, ecco un pezzo di intervista a Trumper.

D: Professor Trumper, lei si acciglia riguardo alle origini Celtiche, quali sono quelle dei veneti ?

R: Quelle sono più certe. Esiste un territorio, una storia comune, quella della ‘Serenissima,’ e una lingua, il Veneto. Ma se “Veneto” è dove la lingua Veneta era parlata, allora il suo confine deve essere espanso fino a dentro l'Emilia-Romagna, e tutto lungo il fiume Adda, dove molti dialetti di Brescia e della provincia di Mantova sono influenzati dalla lingua veneta, mentre, da altra parte, il dialetto di Verona ha alcune radici lombarde ed è stato poi “venetizzato”. A Est, il veneto era parlato in Istria (ora Croazia) e in Dalmazia (ora Croazia), dove la lingua dalmata ha origini dirette dalla lingua veneta.

D: Ma il veneto è una lingua o un dialetto?

R: Non c'è assolutamente nessuna differenza fra lingua e dialetto, perché ciascuno dei due può divenire l'altro. Dall'ottavo secolo dopo Cristo fino alla invasione di Napoleone nel 1797, il veneto era la “lingua veneta”. Quando la ‘Serenissima’ iniziò a scrivere documenti ufficiali e legali in Veneto, era implicitamente riconosciuto che la lingua Veneta era una lingua. In quel periodo c'erano 3 lingue o dialetti presenti nel territorio Veneto: il dialetto “Veneto Aulico-Veneziano” , il dialetto “Toscano con forti influenze Venete” ed il Latino, che comunque sopravvisse solo fino al 1600. Dopo di allora rimasero solo il Toscano ed il Veneto parlato in Veneto, che non ha nulla ha che vedere con il Venetico, un dialetto Italiano con radici Indo-Europee parlato dai Venetici.

D: Ma ha smesso di essere una lingua?

R: Quando Napoleone prese Venezia e la diede all'Austria. A quel punto il veneto non fu più considerata una lingua ma un dialetto. La lingua ufficiale in Veneto divenne il tedesco dell'Austria, ed il veneto divenne “un dialetto della lingua tedesca-austriaca parlato nelle regioni del sud dell'impero [..]

D: Così, non solo la storia è scelta dai vincitori ma anche la lingua.

R: Possiamo dire così. Ma anche Venezia fece lo stesso in Veneto. Allora c'erano due ceppi linguistici, il veneto parlato nell'area di Treviso, ed il veneto parlato in quelle che sono oggi le province di Padova, Rovigo e Vicenza. Venezia creò, e possiamo usare questa parola, una lingua Ufficiale; molti considerano questo veneziano ufficiale del veneto come la toscanizzazione della lingua Veneta, ma non è veramente così. Si tratta invece di una mescolanza di molti elementi di diversi dialetti.[..]

Il problema della lingua veneta è stato recentemente sollevato nella conferenza “Lingua internazionale Fundapax”. Il 18 giugno 1998 Vittorio Sgarbi ha lamentato che la proposta di legge in corso per le minoranze linguistiche, vede escluso il veneto (la lingua veneta), ma che questo non significa che essa non esita.

Da una ANSA del 18 giugno 199 si riporta che, Vittorio Sgarbi, con due lunghi interventi, ha spiegato le ragioni per le quali, in base all'impianto del progetto di tutela (delle minoranze linguistiche), la tutela andrebbe estesa anche alla lingua veneta , mentre Mario Tassone (CDU-CDR) ha sottolineato il rischio che il provvedimento alimenti spinte centrifughe che non vanno nella direzione di una evoluzione reale della difesa delle diverse culture. A mio avviso una negazione di diritti umani di tale livello, in contrasto all Costituzione, trasformerebbe legittime istanze di convivenza in istanze separatiste e di rifiuto dell'altro, dato che l'altro si è rifiutato per primo in maniera. Antonio Bisceglie (DS) ha sostenuto che 'La legge vuole cogliere una grande ricchezza umana, sociale, culturale della nazione, una risorsa da valorizzare, non un peso o una presenza ostile”

Istituzioni e minoranze linguistiche: il punto di vista internazionale.

Molti testi ed istituzioni promuovono le minoranze linguistiche. Il trattato dell'Unione Europea (trattato di Maastricht, 1992), menziona la diversità culturale e linguistica degli stati membri (Art. 126) ed impegna al rispetto della diversità nazionale e regionale nell'articolo 128 (Culture) nei vari aspetti educativi, formativi e nella gioventù.

La Commissione Europea attraverso la Direzione Generale XXII gestisce un budget per le minoranze linguistiche e culturali; essa sovvenziona iniziative per la promozione e la difesa delle minoranze linguistiche della Unione Europea, sia a livello Europeo come presso l'”ufficio Europeo per le lingue meno comuni” ed il network di informazione “Mercator”, sia in specifici progetti di diverse comunità linguistiche.

Il Parlamento Europeo (http://www.europarl.eu.int/welcome.html) a un commissione mista per le Minoranze Linguistiche fin dal 1983. La commissione è composta di membri di quasi tutti i gruppi politici nel parlamento e si riunisce ogni mese. Il Parlamento Europeo emanato diverse risoluzioni in favore delle minoranze linguistiche regionali, come la risoluzione Arfé del 1981 e del 1983, la risoluzione Kuijpers del 1987, il rapporto Killilea del 1994.

Il “Consiglio d'Europa” (http://www.coe.fr/tablconv/157t.htm) riconosciuto dalla L.n.848 del 1957, ha adottato nel 1992 la “Carta Europea” per le minoranze linguistiche” regionali. Dopo cinque ratifiche la carta è entrata in vigore il primo marzo 1998.

Nel 1994, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha adottato una Convenzione Quadro per la “Protezione delle minoranze nazionali” dopo dodici ratifiche la convenzione è entrata in vigore il primo febbraio 1998.

L'Ufficio Europeo per le lingue meno parlate” ha acquisito di organo consultivo con il Consiglio d'Europa in 1998.

L' UNESCO, anche se non una istituzione Europea, è aggiunta alla lista per le sue azioni in favore dei diritti umani. Dopo la emanazione della “Dichiarazione dei diritti della persona appartenente a Etnie Nazionali, Religiose e a minoranze linguistiche” (Risoluzione 47/135 del 18 Dicembre 1992), adottata anche dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite , una nuova dichiarazione dei diritti linguistici è stata scritta per affermare i diritti linguistici per affermare la uguaglianza di tutte le lingue e la falsa distinzione fra lingua naturale e collettiva.

Si deve ricordare come gli Stati (compresa l'Italia) sono obbligati a rispettare i diritti del fanciullo che cresce in una minoranza linguistica culturale in modo che l'educazione impartita rispetti la differente cultura insita in ogni lingua, la qual cosa non può avvenire se non garantendo al fanciullo la possibilità di crescere in un ambiente dove, in maniera paritaria, gli sia permesso di usare i differenti idiomi (della famiglia/comunità e dello Stato) nelle relazioni sociali, nella formazione, nell'educazione, nei mass media.

Lo Stato Italiano, sia con lo Statuto della Regione Veneto, sia con numerose successive convenzioni, si è impegnato ed è obbligato, a rispettare la lingua veneta come autonoma, storicamente determinata, appartenente ad una specifica comunità territorialmente insediata già prima della sua stessa esistenza (profilo storico culturale), usata in maniera predominante quale lingua autoctona.

A conclusione di questo ricognizione della lingua veneta, di questo minimo viaggio, devo dire che, pur laureando in pedagogia non sono un linguista, però sono veneto. Questo (rias)sunto è ricavato da vario materiale anche trovato nei siti Internet di varie università e ricercando nelle istituzioni Internazionali, ma non ha alcuna pretesa di scientificità, anche perché se una lingua esiste oppure no lo si dimostra da elementi storici e dalla esistenza di una comunità che la usi in maniera piena e condivisa, come il mio vecchio compagno di banco che educa in veneto suo figlio di 2 anni. La lingua veneta, da questo punto di vista esiste, da secoli, ed allora, siccome ho lavorato a lungo e fino a tardi per questo studio, io vado in letto perché i veneti con “vago in leto” ci vanno proprio dentro, forse dentro al materasso, mentre gli italiani con “vado a letto” sembrano che ci vadano verso senza mai entrarci come “al capezzale”. Buona notte e “Bona nòte”, in tutte le lingue.

Loris Palmerini

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